È un bambino il narratore di questa unica, grande rappresentazione disegnata con tecniche antiche. Racconta la fuga con la mamma e la sorella dal villaggio desolato, eppure subito rimpianto. Ricorda la ricerca del padre emigrato e soprattutto di una vita meno stentata, anche se meno dignitosa. Descrive le peripezie del viaggio, i rischi nel passaggio del confine, l’approdo in una caotica e ricca città, dove tutti gli stranieri si sentono comunque simili. E la conclusione è una sola: che si tratti dei clandestinos messicani negli Stati Uniti, dei cafoni italiani in Germania o degli extra-comunitari in Europa, la storia dei più deboli non cambia mai. L’epopea dei migranti è stata disegnata originariamente su carta vegetale amate, secondo un’antica tradizione che risale alle civiltà precolombiane. Il libro si dispiega a fisarmonica, invitando il lettore a individuare le innumerevoli microstorie che si succedono senza soluzione di continuità. L’impatto visivo richiama le incisioni su legno di José Guadalupe Posada e gli sterminati affreschi di Diego Rivera. Il libro ha vinto il New Horizons Bologna Ragazzi Award 2012.